TORINO CHE CAMBIA

 

Con l’arrivo dei fondi del PNRR e la realizzazione dei circa 300 progetti il Sindaco della Città di Torino, con molta enfasi, annuncia la terza trasformazione di Torino. Io ricorderei che da quando Torino divenne Capitale prima del Ducato poi del Regno di Sardegna ed infine dell’Italia le trasformazioni sono state almeno dieci, forse lui si riferiva alle ultime due, quella che per forza di cose partì nel 1864 e arrivo fino alla fine del secolo portando la Città di Torino a essere una grande Città Industriale, la seconda quella che inizio nel 1955 e che portò la Città nei primi anni del 1970 a superare il milione di abitanti, ora la ventilata trasformazione a differenza delle altre due la Città cresceva come numero di abitanti ed in strutture economiche, questa è in perdita come numero di abitanti (circa 5.000 al mese) e la fuga delle Industrie. Leggendo le proposte di Torino che Cambia, vedo un grosso Restyling, necessario, ma resta un restyling e non vedo proposte che rilancino la Città sia nel numero di abitanti che in quelle produttive soprattutto in quelle manifatturiere in cui eravamo Capitale.

Vedendo nei Capitoli del piano, quella che può fermare questa deriva al ribasso e il nuovo piano Regolatore che deve mettere come punto fermo che le attuali aree industriali rimangano tali, riportato da alcuni giornali che sull’area di Mirafiori c’è un piano per la costruzione di strutture alte 35 piani e dato che l’area è ormai proprietà di una multinazionale francese sembra che vogliano trasformarla in una Banlieue Parigina, No Grazie abbiamo già le nostre, come l’area  ex ThyssenKrupp  di Corso Regina, che va bonificata ma deve restare Area Industriale,  questo comporta anche un ripensamento sulla costruzione di un ospedale così vicino ad un area industriale, la collocazione sull’area della Pellerina fanno sorgere alcune domande: quanto verrà a costare ai cittadini Torinesi lo spostamento dei cavi interrati di Terna, lo spostamento delle attuali cabine elettriche che sono sull’area, è già stata individuata la nuova area per gli spettacoli viaggianti e il nuovo allestimento dell’area a quali costi, il portare nuove linee di trasporto pubblico dato che oggi una sola serve quell’area, credo che la soluzione più economica e razionale sia quella dell’Amedeo di Savoia che ha la stessa esondabilità dell’area della Pellerina anche se nell’attuale ospedale vi sono tre fabbricati sotto tutela delle sopraintendenza delle belle arti, noi abbiamo i migliori architetti e ingegneri per rendere funzionale i fabbricati mantenendo la loro storicità, area questa di Corso Svizzera molto vasta già con molti servizi e con possibilità di incrementare sull’area per un ulteriore sviluppo.

La Città di Torino e i Sindacati stanno lavorando per mantenere la produzione di autovetture a Mirafiori puntando sull’elettrico e sul sistema di recupero dello smaltimento dell’autovetture, questo va bene, ma mi sembra molto riduttivo da quello che si sta muovendo a livello Europeo e Mondiale, ovvero la sperimentazione degli        E-Feul soprattutto la Germania, mentre l’Italia insegue i biocarburanti, resto molto perplesso per l’utilizzo di prodotti agricoli per creare carburante e poi c’è l’idrogeno; puntare solo sull’elettrico per Mirafiori si potrebbe rilevare non vincente tenendo conto che Stellantis e una multinazionale con nel suo capitale lo Stato Francese.

Torino dovrebbe avere diciamo anche un piano “B” che non confligge con le azioni precedenti, essendo un area ad industrializzazione matura, credo che occorra puntare a portare in Città laboratori di Ricerca e Sviluppo ed in primis quelli sull’energia, sempre i Tedeschi stanno investendo moltissimo sull’idrogeno, noi da uno studio del CNR potremmo produrlo a un quarto dei costi tedeschi in Sicilia e venderglielo con il trasporto con  gli attuali gasdotti, perciò si Studia e Sperimenta a Torino e si produce In Sicilia, a parte questo gli ambiti dei laboratori di ricerca sono moltissimi fino a quello di come passare un cammello per la cruna di un ago.                                                       Come fare ad attrarre investimenti in questo ambito?                                                      Facendo dei bandi che rendano attrattiva la nostra Città per questa attività, sto pensando, che abbiamo un sacco di immobili che il Comune cerca di vendere, li matterei a disposizione di attività di ricerca con comodato d’uso gratuito per 20/30 anni, azzererei il costo della Tari per 10 anni, annullerei gli oneri di urbanizzazione secondaria se devono costruire qualcosa e uno sconto del 10/15% su quelli primari; quello che può sembrare un costo per la Città è invece un investimento, se porta un aumento della popolazione ci sarà un ritorno in termini di addizionale Irpef ( che dovrebbe essere anche più consistente perché gli stipendi dei ricercatori dovrebbero essere più alti di quelli degli operai), inoltre se noi continuiamo a perdere abitanti i trasferimenti da Roma diminuiranno, poi il risanamento del bilancio Comunale non può avvenire solo per via finanziaria.                                                                            Occorre poi non dimenticare quelle eccellenze industriali già presenti sul nostro territorio come l’aerospazio, la meccatronica, che occorre coltivare e incrementare; la crescita della Città avviene anche con il suo sistema scolastico che già comprende un ottimo Politecnico, con il riconoscimento degli Istituti Tecnici Superiori si è implementato anche nella nostra Città/Regione la possibilità formativa dei giovani post diploma per la creazione delle nuove figure professionali, con l’arrivo nella Città dell’Istituto Nazionale sull’Intelligenza Artificiale andrebbe potenziata l’offerta pubblica della formazione per Softwaristi, che oggi nella quasi totalità è in mano ad aziende private; dato che lo spettro della formazione è molto ampio, dalle 200 ore a corsi universitari, dato che l’hardware richiede molte figure professionali di softwaristi, questo potrebbe riflettere in modo positivo nel recupero degli abbandoni scolastici. Un’altra cosa che a mio avviso manca in Italia è un Istituto di alta tecnologia tipo il Massachusetts Institute of Technology (MIT) come master post laurea, Torino dovrebbe creare le condizioni per avere sul suo territorio questo tipo di Istituto, dato che ci sono tutte le competenze e capacità per creare un Master triennale post laurea e aperto anche a diplomati per lo sviluppo di nuove tecnologie e materiali, gratuito e finanziato dagli Enti Pubblici per 4/5 anni e poi auto finanziarsi con lo sviluppo e vendita dei brevetti usciti dalle sue aule. Questo affiancato da una nuova proposta finanziaria che comporti che le nuove Startup rimangano sul territorio e in mani Italiane e non di multinazionali Straniere che tendono a portare lontano dall’Italia le produzioni, se non si risolleva Torino e il Piemonte non si risolleva l’Italia.

Con la perdita di abitanti si sono liberati in Città molti alloggi, si parla immessi sul mercato sui 35.000 e circa altri 15.000/20.000 vuoti se concentrati tutti in un unico punto con locali commerciali e capannoni vuoti è sparita un intera circoscrizione, con i soldi del PNRR e altri fondi a disposizione Europei dobbiamo cogliere l’occasione per costruire in maniera diversa ed avvicinarsi a quello che il Parlamento Europeo sta varando leggi (che dovremo recepire) in materie di case eco sostenibili; un azione che il Governo della Città può fare a costo zero è la modifica dell’ Allegato EnergeticoAmbientale al Regolamento Edilizio della Città di Torino, Adeguato alle Recenti disposizioni normativi Statali e Regionali in materia di Rendimento Energetico nell’edilizia. Allegato alla deliberazione n. 2018-02466/20; rendendo obbligatorio sulle nuove costruzioni almeno 10 KW di Fotovoltaico integrato da Eolico verticale.              Sulle nuove costruzioni potremmo spingerci più in là, come raccogliere l’acqua piovana in cisterna per riutilizzo per lo scarico dei WC e il riscaldamento, ma oserei anche qualcosa in più come la raccolta degli scarichi di bagni, docce e lavabi dato che oggi abbiamo le tecnologie per farlo e immetterei in fognatura solo gli scarichi dei WC, non vedo perché usare acqua potabile.

Oggi la ricerca ha portato a studiare dei Pannelli Fotovoltaici a forma di Coppo rossi, che permette di superare vincoli paesaggistici, ma credo che la ricerca deve spingersi a studiare delle coperture a tegole marsigliesi che oggi sono la maggioranza delle coperture degli edifici e rendere autonomi gli edifici o condomini nella produzione di energia, senza aspettare la legge delle comunità energetiche, perché il rischio che esca una legge che favorisca i grandi Players dell’energia, oggi Architetti e Ingegneri sono pronti per costruire in maniera Green, in Provincia di Bolzano ci sono ricerche e applicazioni di malte e vernici isolanti derivate da scarti organici (gusci d’uovo, bucce di frutta, ecc.), occorre convincere i Committenti, ci sono molti incentivi finanziari, da parte dell’autorità Comunale si deve accompagnare questa Rivoluzione Costruttiva iniziando dalle nuove costruzioni Pubbliche.

 

Quello che ho notato mancante nei progetti di Torino che Cambia è la progettualità per la raccolta dei rifiuti solidi urbani. Dopo la bruttissima Legge fatta dall’attuale maggioranza Regionale e il volere ampliare l’attuale inceneritore del Gerbido, credo che la maggioranza del Consiglio Comunale Torinese debba bloccare questo progetto proponendo una diversa politica verso i Rifiuti Solidi Urbani.

È mia convinzione che il Comune di Torino deve uscire dalla Proprietà di Amiat e del TRM, vorrei qualcosa di più uscita completa da IREN perché vi sono conflitti di interessi e poi non è morale che un Ente Pubblico che deve fare gli Interessi dei Cittadini sia nell’azionariato di una Società quotata in Borsa che ha come compito di fare utili da distribuire ai soci, i Cittadini non son un Bancomat.

La raccolta rifiuti e il loro smaltimento viene considerato un “Business”, ma solo per le aziende che operano nel settore e non per i cittadini, che vedono di anno in anno aumentare la tassa raccolta rifiuti: quando poi si legge che in giro per l’Italia vengono pagate tangenti molto elevate per acquisire la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani.

È stato lanciato lo slogan RIFIUTI ZERO, per aumentare la raccolta differenziata e proponendo la raccolta a Porta a Porta, oggi dobbiamo lanciare lo slogan La Raccolta a Costo Zero per il Cittadino, perché le aziende con la raccolta differenziata rivendono il prodotto e/o negli inceneritori o nelle discariche producono corrente elettrica o gas, facendo un doppio profitto avendo anche i soldi della tassa raccolta rifiuti, levandola la Politica in questo modo incentiva le aziende a aumentare il recupero e il riuso dei rifiuti e a sollecitare le industrie a creare prodotti più eco compatibili per primi gli imballaggi.                                                                                                                                              L’ Amministrazione Comunale deve estendere a tutta la Città la Raccolta Differenziata a Porta a Porta e non lasciare ad Amiat la politica della Raccolta, aggiungendo ai bidoni classici (Indifferenziata; Umido; Carta; Plastica; Vetro e Alluminio), quella dei Tessuti – Cuoio – Gomma – Legno. Quando la raccolta differenziata è stata portata a regime, il Comune deve mettere a Gara la raccolta per ogni Quartiere e per ogni tipologia di raccolta, per eliminare per i Cittadini la Tari (in Via progressiva con il procedere di una buona raccolta differenziata)

Inoltre le Aziende (avendo margini di guadagno con i prodotti di recupero, per esempio L’umido da cui si ricava il composit possono fare anche l’allevamento di vermi da cui si possono ricavare farine per l’alimentazione animale) restituiscono in sevizio alla Città come la pulizia Strade, il mantenimento dei Giardini Pubblici, della Potatura e conservazione delle Alberate, se poi non voglio impegnarsi direttamente pagano  alla Città la quota del sevizio che dovrebbero svolgere in modo che questa  possa avere i fondi per fare le gare specifiche.

Cogliendo esperienze in giro per L’Italia come quella di Brescia che sta costruendo il polo del recupero e riciclo dei prodotti derivanti dalla raccolta (in una trasmissione TV il Direttore del Centro auspicava la creazione di questo tipo di Centro in ogni Regione), molto interessante è la Piattaforma esistente e le operazioni svolte all’interno sono orientate al recupero e tendono alla massima valorizzazione dei materiali, in termini sia economici che ambientali;  la separazione di tutte le frazioni valorizzabili, al fine di ottenere la commercializzazione, operare questa separazione consiste nella possibilità da un lato di ottenere una più efficace valorizzazione dei materiali e, dall’altro, di produrre una materia prima secondaria oppure un rifiuto “pulito” che può essere più facilmente gestito nelle altre sezioni impiantistiche o in impianti esterni di recupero finale.

“Efficienza nel riciclo ed economia circolare sono le parole chiave della NextChem, impianto per la chimica verde di Marie Tecnimont, gruppo che sviluppa e realizza impianti industriali di produzione di polimeri da idrocarburi. Lo stabilimento che sorge a Bedizzole, in provincia di Brescia, è un’eccellenza in Europa ed è in grado di produrre 40mila tonnellate di polimeri riciclati l’anno, oltre che trasformare i rifiuti in nuova energia, idrogeno e metanolo, raggiungendo così il 95 per cento dell’efficienza di riciclo.                                                                                                                           La novità introdotta dalla NextChem è la suddivisione dei polimeri plastici per gradazione di colore, oltre che per peso e tipologia. L’impegno della società conferma una tesi già ampiamente sostenuta dagli ambientalisti: le materia prime seconde rappresentano il mercato del futuro.”

Altra esperienza è quella del CNR a Ferrara “con le tecnologie di riciclo chimico messe a punto, si può ottenere una quantità di olio pirolitico (con composizione simile a quella della virgin nafta impiegata negli impianti di cracking) pressoché uguale alla quantità delle poliolefine prodotte dal Petrolchimico (polipropilenee polietilene) in un anno.
A livello nazionale sarebbero necessarie almeno 7 – 8 di linee di riciclo molecolare, con a valle un cracker nel nord (a Porto Marghera) e con un cracker nel sud (in Sicilia), per l’ottenimento del propilene e dell’etilene, possibilmente sostenuti da fonti energetiche rinnovabili.
Ferrara con il suo Petrolchimico potrebbe diventare il Centro Nazionale del Riciclo integrale della plastica, per le competenze scientifiche del Centro Giulio Natta, per la presenza di aziende di livello mondiale, per la sua Università e per la sua storia.
A Ferrara potrebbe essere posizionato un focus sul progetto del “Riciclo integrale delle materie plastiche”,  obiettivo è quello di riportare i rifiuti di plastica post-consumo alla loro forma molecolare da utilizzare come materia prima per la produzione di nuovi prodotti di plastica.”

Un punto che sembrerebbe non in argomento con il PNRR è la nuova Legge sulle Province che dovrebbe abolire la brutta Legge Delrio, in verità centra molto perché il Sindaco della Città capoluogo è anche Presidente della Città Metropolita (ex provincia).                                                                                                                                              In questa fase in cui la nuova Legge non è stata ancora definita, penso che il Sindaco della Città di Torino e il Consiglio Comunale possano farsi portavoce di una nuova proposta, perché la legge non può ripristinare le 120 province così come erano prima della riforma; negli anni attorno al 2010 vi era già una proposta di dimezzarle fatta dall’ora Presidente Provincia di Torino Antonio Saitta e l’altra nel 2011 dal Presidente del Consiglio Mario Monti.                                                                                            Essendo completamente d’accordo sulla riduzione, ma vorrei aggiungere che andrebbero ridotte anche le Prefetture, le nuove Province devono avere compiti e competenze per precisi che non confliggano con i compiti Regionali e siano un supporto ai Comuni nello svolgere le loro funzioni amministrative, ed avere adeguati finanziamenti.                                                                                                                      Una variazione amministrativa che a mio avviso deve essere introdotta è per quelle Città che superano i 700.000 abitanti, per rendere più funzionale e razionale l’amministrazione del Territorio, la creazione dell’Area Metropolitana (per Torino deve comprendere la prima e seconda cintura).                                                                          L’area metropolitana deve essere suddivisa in Municipalità da 100.000/130.000 ab.        Il Comune Centrale deve coordinare tutte le attività avendo delle prerogative su alcuni ambiti tipo trasporti, piano regolatore; le Municipalità avendo delle proprie prerogative dovranno avere i dovuti finanziamenti.                                                                         Con l’attuale Città Metropolitana gestisce fondi del PNRR il cui rischio e di sovrapporre progetti a quelli dei Comuni andando in conflitto e rischiando l’immobilismo.

Non possiamo rimanere chiusi nella nostra Cinta Daziaria perché rischiamo la fine di Alamo.

 

Torino 29 sett.2023

TORINO CHE CAMBIAultima modifica: 2023-10-05T21:23:41+02:00da madalo51
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